Quantcast
Channel: Zibaldone Scientifico
Viewing all 192 articles
Browse latest View live

194. Attraverso lo specchio

$
0
0

«È una marmellata ottima», disse la regina.
«Tanto oggi non ne voglio.», rispose Alice.
«Anche se tu ne avessi voluta, non avresti potuto averne», ribatté la regina. «La regola è marmellata domani e marmellata ieri, ma non marmellata oggi.»
«Ma prima o poi ci potrà essere marmellata oggi!», obiettò Alice.
«No.» replicò la Regina. «La marmellata c'è negli altri giorni; e oggi non è un altro giorno, come dovresti sapere.»
«Non vi capisco» disse Alice. «È spaventosamente confuso.» 

Lewis Carroll, “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò


Oggi parlerò di un posto dove nessuno è mai stato, in qualche modo ai confini della realtà, anzi oltre.
Malgrado non avessi ancora letto “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò” quando avevo all’incirca dieci anni, mi capitava spesso di pensare queste stesse cose e di fantasticare se ci fosse “veramente” qualche cosa dall’altra parte e se fosse esistito un modo di passare dall’altra parte. La spiegazione che mi davo era che se si tentava di far passare qualche cosa dall’altra parte l’oggetto speculare ostacolava sempre il passaggio…
Come in Alice oltre lo specchio, quello che volevo capire era fino a dove si poteva “vedere” e quanto fosse “reale” quello che stava dall’altra parte.
Ma il concetto principale è capire che esiste una sorta di “indeterminazione”:


 

In seguito Alice continua con alcune interessanti considerazioni e riesce infine a passare dall’altra parte dello specchio:

“Credi che ti piacerebbe stare nella Casa dello Specchio, micino? Chissà se ti darebbero il latte anche là? Forse il latte della Casa dello Specchio non è buono da bere... Ma adesso, micino, arriviamo al corridoio. Se si lascia spalancata la porta del nostro salotto, si vede un pezzetto di corridoio della Casa dello Specchio; e quel pezzetto è proprio uguale al nostro, ma il resto potrebbe anche essere diverso. Oh, micino, come sarebbe bello se potessimo entrare nella Casa dello Specchio! Sono sicura che ci sono tante belle cose là dentro!
Facciamo finta che ci si possa entrare, micino. Facciamo finta che il vetro sia morbido come un velo e che lo si possa attraversare. Ma guarda, adesso sta diventando come una specie di nebbia! Dev’essere facilissimo entrarci...
Alice si trovò sulla mensola del camino, mentre diceva così, sebbene non sapesse in che modo si fosse arrampicata lassù, e certo lo specchio cominciava a dissolversi, come una luccicante nebbia argentea. L’istante dopo, Alice passava attraverso lo specchio e vi saltava agilmente dentro. [..]
Poi cominciò a guardarsi intorno e notò che tutto ciò che poteva essere veduto dalla vecchia stanza era comune e poco interessante, ma che tutto il resto era completamente diverso. Per esempio, i quadri appesi alla parete accanto al camino sembravano vivi e perfino l’orologio sul caminetto (sapete bene che, nello specchio, se ne vede soltanto il dietro) aveva la faccia di un vecchietto e le sorrideva bonario.”

Lewis Carroll, da “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò
 



 
 
 
In un bel trattato che potete trovare qui, Odifreddi analizza in modo approfondito questo tipo di considerazioni e, tra le molte, una delle più interessanti è:

“Scendendo dal livello macroscopico a quello microscopico, l'equazione diSchrödingermostra che ogni molecola può esistere in due forme (dette stereoisomeri) che sono una l'immagine speculare dell'altra: ad esempio, ci sono due tipi di zucchero, chiamati appunto destrosio e levulosio; e ci sono due tipi di morfine, uno dei quali è però completamente innocuo. La vita privilegia molecole, aminoacidi e DNA sinistrorsi, senza apparenti motivi ne’ a favore di questa scelta, ne’ contro quella opposta. Probabilmente, si tratta del risultato di un processo evolutivo che, a partire da un casuale inizio sinistrorso, ha lentamente preso il sopravvento ed esautorato l'alternativa destrorsa. Alice dubita, prima di passare attraverso lo specchio, che "forse il latte speculare non sarebbe buono da bere", e ha ragione: non solo avrebbe un gusto diverso, ma probabilmente non sarebbe neppure assimilabile. In un mondo di molecole destrorse, insomma, si morirebbe presto di fame.”

Oltre lo specchio le lancette dell’orologio girano in senso antiorario e i libri sono scritti all’incontrario. Però il tempo scorre come da questa parte, anche se un certo tipo di inversione temporale il reverendo Charles Dodgson (Lewis Carroll) l’aveva in mente: la Regina Bianca si ricorda il futuro ed il Cappellaio Matto è in prigione per un crimine che non ha ancora commesso.
E una volta arrivata dall’altra parte, Alice si accorge che molte delle “cose nascoste” sono effettivamente differenti, ma come detto all’inizio in questo posto nessuno è mai stato.

Anche in Fisica esistono “cose nascoste”, in questo caso, però, si è riusciti a capire cosa non si può conoscere o per meglio dire determinarne la misura.

Prima di proseguire devo raccontare un’altra storia.

 
Lo studio profondo della natura è la fonte
più feconda delle scoperte matematiche.
 
J. Fourier
 
 
Jean Baptiste Joseph Fourier nacque il 21 marzo 1768 ad Auxerre, antica cittadina collocata 150 Km a sud di Parigi.
Dopo la morte della prima moglie dalla quale ebbe tre figli, il padre Joseph si risposò e Jean Baptiste Joseph fu il nono dei 12 figli avuti dalla seconda moglie. Orfano di entrambi i genitori prima dei 10 anni, visse un paio d’anni con gli zii. Entrò nel 1780 alla Scuola Reale Militare, dove si formavano i futuri ufficiali dell’esercito francese. Studiò con passione di giorno e di notte, mettendo a dura prova la sua delicata costituzione (iniziò a soffrire di asma e insonnia), e nel 1783 vinse il primo premio della Scuola per il suo studio ‘Mécanique en général’.
Pensò di indirizzarsi verso la carriera ecclesiastica e, nel 1787, entrò come novizio nell’Abbazia Benedettina di St. Benoit-sur-Loire. In quegli anni era indeciso tra la vita religiosa e la ricerca matematica. Una sua lettera a Bonard, suo professore di Matematica ad Auxerre, fa tuttavia pensare che preferisse la ricerca matematica: ‘ieri ho compiuto 21 anni, a quest’età Newton e Pascal avevano già raggiunto l’immortalità’. Non prese i voti religiosi, forse per sua scelta, forse perché nel frattempo era scoppiata la Rivoluzione Francese con conseguente soppressione degli ordini religiosi. Tuttavia l’esercizio della vita monastica ebbe una notevole influenza sul suo stile di vita, e forse fu uno dei motivi per cui non si sposò. Dopo un anno di insegnamento della filosofia nel collegio parigino di Montaigu ritornò ad Auxerre dove, nel 1790, divenne assistente di Bonard nella stessa Scuola dove aveva compiuto gli studi.
Nella primavera del 1793, favorevole alle idee della Rivoluzione, iniziò a perseguire ideali politici. Aderì alla ‘Société Populaire’ di Auxerre e fu nominato in seguito membro del locale ‘Comité Révolutionnaire de Surveillance’, una sorta di polizia segreta. La sua coraggiosa condanna dei soprusi perpetuati da parte di un temuto rappresentante del popolo, gli attirò l’odio degli avversari politici. Volle andare di persona a Parigi per difendere tre padri di famiglia, vittime del terrore ad Orléans, di fronte allo stesso Robespierre. Probabilmente non lo convinse, dato che il 4 luglio 1794 fu arrestato, ma liberato il 28 per l’amnistia generale seguita alla caduta e morte di Robespierre.
Intanto era stata istituita a Parigi l’Ecole Normale, con l’intento di preparare i futuri insegnanti e Fourier fu scelto per seguire i corsi di Lagrange, Laplace e Monge.
Nel settembre 1794 fu nuovamente arrestato con l’accusa di essere stato un seguace di Robespierre. Si proclamò innocente nelle sue lettere dal carcere, e fu rilasciato senza essere neppure interrogato, non è chiaro se per intervento di Laplace, Lagrange o Monge, o per l’avvento di Napoleone.
Non è semplice delineare in poche righe la vita di Fourier. Fu di volta in volta professore, Governatore d’Egitto, Prefetto di Francia, amico di Napoleone.
Fu anche per molti anni Prefetto del Dipartimento di Isère. Questo ruolo lo costrinse a vivere, con sofferenza, lontano dal mondo scientifico parigino, costantemente impegnato a risolvere problemi burocratici e amministrativi. Fu solo con la caduta di Napoleone che cominciò la sua vita di scienziato e matematico a tempo pieno. Finalmente trasferito a Parigi e con un lavoro di scarso impegno in termini di tempo, poté finalmente redigere il trattato che lo rese poi celebre: ‘La teoria analitica del calore’. Nell’opera vengono introdotte tecniche matematiche per determinar le caratteristiche e le variazioni dei vari coefficienti. Fourier fece infatti uso di serie trigonometriche e della celebre trasformata, ancora oggi di fondamentale importanza in svariati campi, dalla musica, alla medicina, alla cristallografia, alla radioastronomia e alle telecomunicazioni.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita in precarie condizioni di salute, probabilmente a causa dell’ipotiroidismo, malattia contratta sin dai tempi dell’Egitto. Tutta la sua opera fu in realtà pionieristica, e oggigiorno è considerato il padre dell’analisi armonica.
Morì a Parigi a 62 anni, il 16 maggio del 1830, per un attacco cardiaco.
 
In matematica, in particolare in analisi armonica, la Serie di Fourierè una rappresentazione di una funzione periodica mediante una combinazione lineare di funzioni sinusoidali fondamentali. E’ quindi comprensibile lo scetticismo dei matematici contemporanei di Fourier. Egli affermava in sostanza, al contrario di quanto sosteneva l'Analisi Matematica, che una funzione discontinua potesse essere ottenuta come somma di funzioni continue, di sinusoidi appunto. Nasceva l’Analisi non Differenziabile. La scoperta coinvolse i maggiori matematici della prima metà dell’Ottocento; ad esempio, Lagrange nel 1807 non permise la pubblicazione del lavoro originario.
 
 
 
 
Il passaggio dalla serie all’integrale è la generalizzazione alle funzioni non periodiche; considerando infatti l’intervallo di periodicità come un piccolo intervallo oltre il quale la funzione si ripete in maniera identica, si può intendere una funzione non periodica come caso limite di una funzione periodica di periodo infinito. Per le funzioni non periodiche, gli ‘spettri a righe’ diventano ‘spettri continui’.
L’uso della trasformata consente di vedere un segnale come una sovrapposizione di infinite sinusoidi, con la conseguenza che per determinare come un sistema reagisce ad un dato segnale è sufficiente conoscere come reagisce alla generica sinusoide che compone il segnale e sommare poi i risultati parziali.
Essendo continua, la Trasformata di Fourier (FT) non è completamente gestibile da un calcolatore che, ovviamente, può trattare solo un numero finito di dati. Si utilizza quindi la procedura nota come ‘campionamento’ del segnale, che consiste nel prelevare il segnale solo in un numero finito di istanti, ad esempio ogni 0.1 msec.
Per questo nacque la Trasformata Discreta di Fourier (DFT) con il duplice obiettivo di definire una trasformazione che approssimasse il più possibile la FT e garantire che tale trasformazione fosse eseguita da un calcolatore.
Senza entrare troppo in dettaglio, si può dimostrare che è possibile esprimere gli spettri sotto forma dei parametri della DFT; tali spettri sono ovviamente a frequenza discreta.
Dalla seconda metà dell’Ottocento e per circa un secolo il problema dell’applicazione della trasformata di Fourier apparve associato al tempo di calcolo; la DFT richiedeva infatti un tempo altissimo, finché Runge nel 1903 descrisse per la prima volta la Trasformata Veloce di Fourier (FFT). Danielson e Lanczos nel 1942 ridussero ulteriormente il numero delle operazioni, partendo dall’osservazione di alcune simmetrie e periodicità. Ma la FFT divenne realmente popolare solo nel 1965, dopo che J.W. Cooley dell’IBM e J.W. Tukey dei Laboratori Bell Telephone di Princeton inventarono un algoritmo molto efficiente per il calcolo della DFT. Sembra che di fatto l’algoritmo fosse già stato scoperto e usato da Gauss nel XIX secolo.
Senza soffermarsi sui dettagli, il grande vantaggio è, che passando dalla DFT alla FFT, il tempo di calcolo divenne proporzionale non più a N2(N ricordiamo è il numero di campioni), bensì a  N ln(N), con notevole vantaggio al crescere del numero di campioni.
 


Chiusa questa lunga parentesi torniamo alle “cose nascoste”.

Nel 1927 Werner Heisenberg riuscì a risolvere il problema con il suo Principio di indeterminazione:

In meccanica quantistica il Principio di indeterminazione di Heisenbergè un costituente fondamentale della teoria e stabilisce i limiti nella conoscenza, o determinazione, dei valori che grandezze fisiche coniugate assumono contemporaneamente in un sistema fisico.

Nella forma più nota viene espresso dalla relazione:


Nell’ambito della realtà formulata dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi a una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo.

In termini più generali, quando due grandezze fisiche, dette osservabili, non possono essere misurate entrambe nello stesso momento sono dette incompatibili.

Esempi di coppie di osservabili incompatibili sono:

·         posizionee velocità in una determinata direzione,
·         intervallo di tempo di un fenomeno e la sua variazione di energia,
·         componenti del momento angolare. 

La misura di ogni singola grandezza, può comunque essere determinata con precisione arbitraria.
Il prodotto delle incertezze di due misure incompatibili non può essere inferiore alla costante di Planck  h.
Mentre il principio di indeterminazione non si applica a tutte le possibili coppie di osservabili.
Ad esempio è sempre possibile, in linea di principio, misurare posizione e caricaelettrica contemporaneamente e con precisione arbitraria. In maniera analoga, mentre il principio di indeterminazione si applica alla misura di  x  e della componente della quantità di moto lungo  x, questo non si applica alla misura contemporanea di x  e di  py.
Prendiamo come esempio una sinusoide di frequenza 3/T, troncata per un periodo lungo T (3 periodi della sinusoide).
 
 
 
Se la frequenza fosse 1000 Hz, T sarebbe 3 millisecondi. Ma essendo una sinusoide troncata, non sarebbe una sinusoide “pura”, cioè 1 sola frequenza; sarebbe invece la somma di uno spettro continuo di sinusoidi con varie frequenze di ampiezza differente. Facendo tendere all’infinito il valore di T, si ottiene di far tendere a zero l’intervallo delle frequenze, cioè ci si avvicina maggiormente al valore ideale di un’unica frequenza (delta di Dirac).

Lo strumento matematico comunemente utilizzato per eseguire questo tipo di analisi è la “trasformata di Fourier” vista in precedenza. Il motivo della vasta diffusione risiede nel fatto che si tratta di uno strumento che permette di scomporre un segnale generico in una somma infinita di sinusoidi con frequenze e ampiezze diverse; e successivamente permette di ricostruirlo tramite la formula inversa (antitrasformata). L'insieme di valori in funzione della frequenza, continuo o discreto, è detto spettro di ampiezza.

Per ora possiamo fermarci qui e magari riprenderemo qualcuno di questi argomenti in qualche post futuro. In questo caso si è parlato di Alice, di Fourier e del principio di indeterminazione. Forse si potevano fare 3 post o magari approfondire gli argomenti trattati; ad esempio la radioastronomia citata prima o gli spazi di Hilbert L2, che, un secolo dopo, riuscirono a fornire il corretto ambito in cui collocare i lavori di Fourier.

 
 

Anche Marylin Monroe in un’intervista espresse un concetto che aveva una certa relazione con l’indeterminazione:

Mi è capitato spesso di finire su un calendario. Ma mai per una data precisa.”



195. Consumo del suolo

$
0
0
Ogni volta che, dopo una forte pioggia, si hanno allagamenti e esondazioni, i telegiornali forniscono informazioni di questo tipo:
negli ultimi anni il consumo di suolo in Italia è cresciuto a una media di 8 metri quadrati al secondo.”
La serie storica dimostra che si tratta di un processo che dagli anni cinquanta non conosce battute d’arresto; negli anni novanta la crescita era addirittura di 10 metri quadrati al secondo. La percentuale di suolo utilizzato è passata dal 2,7% del 1956 al 6,8% del 2010, con un incremento di 4 punti percentuali. In altre parole, sono stati consumati, in media, più di 7 metri quadrati al secondo per oltre 50 anni.

 
In termini assoluti, l’Italia è passata da poco più di 8.000 km2di consumo di suolo del 1956 a oltre 20.500 km2nel 2010.

Un aumento che non si può spiegare solo con la crescita demografica: se nel 1956erano consumati 170 m2 per ogni italiano, nel 2010 il valore è raddoppiato, passando a più di 340 m2.

L’Italia ha una superficie di 301.328 km2. Il 23,2% è pianura, il 35,2% è collina e il 41,6% montagna. Per cui la superficie “consumabile” si riduce a poco più del 50%.
 


Un consumo di 8 metri quadrati al secondo corrisponde a 2 campi da tennis al minuto o 252 km2all’anno. Questo significa che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze.
 

Wikipedia alla voce “Coste italiane” riporta:
“lo sviluppo costiero della penisola italiana e delle sue isole si aggira sui 7.458 km.”
Le isole contribuiscono con una buona percentuale.

Questo valore è almeno il 50% maggiore della distanza che si deve percorrere per andare da New York a Los Angeles o da Mosca a Lisbona, ma se paragonato a strade ed autostrade si possono fare interessanti considerazioni.
 
Lo sviluppo costiero è all’incirca uguale alla lunghezza della rete autostradale. Mentre è poco più di un centesimo della totalità delle strade.
Il Comune di Romaè molto esteso (quanto nove grandi città). Infatti, con i suoi 1.286 km2 amministra un territorio grande come quello di Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Catania e Palermo messi insieme. L’insieme delle sue strade ha una lunghezza di circa 5.500 chilometri. Decisamente senza confronto rispetto ad altre città italiane (Bari 550 Km, Bologna 770 Km, Catania 600 Km, Firenze 750 Km, Genova 1.400 Km, Milano 1.500 Km, Napoli 1.090 Km, Torino 1.300 Km).





Il fatto che la totalità delle strade di Roma sia dello stesso ordine di grandezza dello sviluppo costiero italiano ha dell’incredibile e può in parte aiutare a capire come sia difficile prendersi cura del servizio della loro manutenzione.

Per concludere, vorrei citare un esempio abbastanza familiare.

L’isola di Manhattan (87 km2) è una piccola parte dell’intera New York (784 km2).
Le strade sono disposte a matrice: le Street orizzontali e le Avenue verticali.
Due Street e due Avenue definiscono un isolato (blocco).
In Manhattan ci sono 6.718 blocchi; un blocco standard è circa 264 x 900 piedi (80 m × 274 m), ma molti di questi hanno dimensioni inferiori.
 
 
 
 
Il numero di chilometri lineare delle strade è 814 km. Per l’intera New York si ha ancora un valore totale di chilometri paragonabile alla lunghezza delle coste italiane.
 
 
 
 
Tornando all’incipit di questo post, quello che non riesco a spiegarmi è il fatto che malgrado in Italia ci siano circa 58 milioni di abitazioni, praticamente una per ogni abitante, compresi i bambini ed inoltre da almeno un decennio sia in corso una forte deindustrializzazione, il consumo di suolo rimane praticamente costante. Forse, come suggerito da Renzo Piano, imporre il recupero delle aree dismesse (costruire sul costruito) è ormai diventato una necessità.
 
 
 
 
 

184. Quelli che…

$
0
0
“E la storia del mago,
del mago, e la vita, la morte
la gente per bene”
 
A Milano la storia del magoè una storia a cui è difficile credere e Jannacci di storie come queste ne ha raccontate tante; il messaggio, comunque, arrivava sempre.
Il 29 marzo di 2 anni fa ci lasciava (così si dice) Enzo Jannacci, anche se uno come lui non ci lascerà facilmente.
Ma qui vorrei scrivere qualche breve ricordo che ancora mi fa sorridere.
Per chi è vissuto a Milano, poteva capitare di incontrarlo o in qualche modo averci a che fare.
Era la seconda metà degli anni ’80 e dovevo trovare un medico di base. Mi reco quindi alla “mutua” di via Ripamonti. La signorina allo sportello mi dice:
“Il medico della sua famiglia è tutto pieno, non so se sarà facile trovarne uno in zona…” poi ricontrolla, sospira e dice “ce ne sarebbe uno che ha ancora posti liberi, sa il Jannacci, quello che canta in televisione…” e per diversi anni sulla mia tessera sanitaria ho avuto scritto: "dr. Vincenzo Jannacci". In quel periodo non ho mai avuto la necessità di recarmi dal medico.
Negli anni successivi mi è capitato a volte di incontrarlo. Ricordo un sabato di luglio, dietro piazza del Duomo, arriva in vespa, alza il cavalletto, ma la moto non è del tutto spenta e viene trattenuta a fatica…
Epifania 2005, una sera particolare, zona città studi, in una pizzeria con pizza al trancio. Negozio piccolo. Entro e vedo il pizzaiolo con 2 clienti. Uno di loro è Jannacci. Il secondo cliente mi guarda e ammicca, l’espressione è di chi vuole dirti: “hai visto chi c’è?”. Il pizzaiolo chiede: “dottore come vuole la pizza?”, Jannacci apre la porta e chiede alla moglie che aspetta in macchina.
Penso a cosa posso dire o se starmene zitto. Entra una persona.
Chiede (a Jannacci, probabilmente senza riconoscerlo) “scusi mi saprebbe indicare la strada per andare al Teatro Smeraldo?”. Qualche secondo di silenzio e poi Jannacci, che allo Smeraldo è di casa, inizia ad indicare, a modo suo, la strada.
Non voglio scimmiottare la scena, ma per dare un’idea ricordava molto il dialogo de
El portava i scarp del tennis”.
 
Qualche mese fa sono passato a trovarlo al Famedio.
E’ in buona compagnia, vicino a Franca Rame e al caro amico Giorgio Gaber.

171. Una Miriade di comuni - Illuminazione pubblica e strade

$
0
0
<< Il termine "Miriade" oggi si riferisce a una quantità incalcolabile dalla mente umana. Nel sistema numerico greco la parola "Miriade" equivaleva a 10.000 unità.>>

  Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 
L'Italia ha 8.057 comuni (al 22 febbraio 2014). Di questi 150 superano i 50.000 abitanti e circa 500 superano i 15.000 abitanti (dati ISTAT del 2007).
 




 
 
I consumi elettrici nazionali, per vari motivi, calano di anno in anno, come emerge dai dati pubblicati nel resoconto di Terna:



 
Ogni italiano consuma (mediamente) più di mezzo chilowatt per ogni ora dell’anno (giorno e notte).

Anche i consumi elettrici nazionali per l'illuminazione pubblica calano, ma restano comunque molto alti: circa il doppio della media dell'Unione europea.

L'anno scorso, l'Italia ha impiegato 5.977 milioni di chilowattora per l'illuminazione stradale, facendo registrare un calo del 4,5% rispetto al 2012, quando i consumi avevano toccato quota 6.261 milioni di kWh.
 

 
Nonostante la flessione, però, il consumo pro capite dell'Italia rimane comunque molto alto: circa 100 chilowattora, più del doppio della Germania (42 kWh), e praticamente due volte la media europea.

Sino a qualche anno fa, in Italia le sorgenti più impiegate per illuminare le strade erano lampade di almeno 150 Watt, ora si stanno gradualmente sostituendo con lampade a basso consumo.

Nel 2011 i punti luce installati a Torino erano 96.000; a Milano 138.364 e a Roma 181.991.

Come ordine di grandezza possiamo stimare che ci sia 1 sorgente di illuminazione stradale per ogni 10 abitanti, posizionate ad una distanza di 25/35 metri.
Un’altra stima interessante è che (in media) la lunghezza totale delle strade di un comune è di circa 3 metri per abitante. Ad esempio, un comune di 20.000 abitanti ha circa 60 km di strade asfaltate.

Possiamo concludere che in Italia ci sono all’incirca 6 milioni di lampioni e 180.000 km di strade comunali.

Considerando anche autostrade (7.000 km circa) e altre strade (statali, ecc.) si superano i 10 metri per abitante.
 

Quando si considerano alcuni dati con valori particolarmente grandi come quelli visti sopra o come il debito pubblico di una nazione, è molto più efficace utilizzare la quantità pro capite.

Il Debito Pubblico dell’Italia attuale (ottobre 2014) è 2.157 miliardi di euro e ,in effetti, non è facile rendersi conto dell’ammontare di tale cifra.

Se invece si considera il valore pro capite ciò è molto più immediato:

ogni abitante di questo paese ha un debito di 36.000 euro.
 

http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=9383

http://www.kalidoxa.com/allegati/OrdiniGrandezza.pdf

 

172. Doomsday 2015

$
0
0

Il Doomsday del 2015 sarà Sabato*.






Come visto i precedenti anni (vedi post 30, 92, 109 e 132) alcune date, semplici da ricordare, hanno in comune lo stesso giorno della settimana (Doomsday).

Questa regola è stata evidenziata dal matematico inglese John Horton Conway.

Da Aprile saranno cioè Sabato:

- nei mesi pari il 4/4, il 6/6, l’8/8, il 10/10 e il 12/12,

- nei mesi dispari il 7/3, il 5/9, il 9/5, il 7/11 e l’11/7.

Per i mesi disparisi ha sempre che la differenza tra giorno e mese è uguale a 4.

In aggiunta ai giorni elencati sopra, sono Doomsday anche:

-       l’ultimo giorno di Febbraio (sia che l’anno sia bisestile o meno)
-       il 25 Aprile
-       Ferragosto  (15 Agosto)
-       Halloween  (31 Ottobre)
-       S.Stefano     (26 Dicembre)

Lo è anche l’anniversario della nascita di Albert Einstein (14 Marzo) famoso come Pi Day, giorno dedicato a pi greco, per la grafia anglosassone del numero 3.14

* Nel 2016 Lunedì, nel 2017 Martedì e nel 2018 Mercoledì.



http://www.emba.uvm.edu/~snapp/teaching/cs32/homework/Fall2010/doomsday.pdf
http://www.ilpost.it/mauriziocodogno/2010/12/20/calendario-perpetuo-mentale/
http://rudy.ca/doomsday.html
http://rudimatematici-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/12/16/il-giorno-del-giudizio/
http://xmau.com/notiziole/arch/200908/005852.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_del_pi_greco
http://www.piday.org/
http://www.exploratorium.edu/pi/
 

Anche il 26/12 compleanno di Conway è il giorno del Doomsday.



Spiegazione: la regola mnemonica per i mesi pariè ovvia e deriva dal fatto che, a parità di numero, tra 2 mesi pari successivi ci sono sempre 61 giorni (30+31); avanzando di 2 giorni ogni 2 mesi si ha:  30+31+2=63 (9 settimane esatte).

 

173. Qual è il titolo di questo post?

$
0
0
Il titolo di questo post è una chiara citazione del bel libro scritto da Raymond M. Smullyan nel 1978 - Qual è il titolo di questo libro?– Zanichelli.


  

Raymond Merrill Smullyan (New York, 25 maggio 1919) è un matematico, filosofo, scrittore, pianista e prestigiatore statunitense. Nel libro citato si possono trovare molti problemi logici che sono estensioni di rompicapo classici. Sull'isola dei cavalieri e dei furfanti, i personaggi sono cavalieri (che dicono sempre la verità) e furfanti (che mentono sempre).

 
Nei 271 racconti vengono presi in considerazione problemi, storielle e paradossi vari. Per invogliare a leggere il libro ne citerò qualche esempio.


14 - Il problema dell’orso.

Ciò che è interessante in questo problema è il fatto che molti l’hanno già sentito e conoscono la risposta, ma le loro spiegazioni sono insufficienti. Così, anche se credete di conoscere la risposta, assicuratevene e consultate la soluzione.
Un uomo si trova 100 metri a sud di un orso. Egli percorre 100 metri verso est, quindi si ferma e si rivolge verso nord, imbraccia il fucile, spara esattamente a nord e colpisce l’orso.
Di che colore era l’orso?


Prima di proseguire è necessario fare un breve preambolo.

John Calvin Coolidge (Plymouth, 4 luglio 1872 – Northampton, 5 gennaio 1933) è stato il 30º Presidente degli Stati Uniti d'America, in carica dal 1923 al 1929. Finì il suo mandato giusto in tempo per non essere coinvolto nella crisi del ’29.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera: <<In biologia e psicologia l’effetto Coolidgeè il termine che descrive un fenomeno, riscontrabile in quasi tutte le specie dei mammiferi, attraverso il quale i maschi (ed in maniera minore le femmine) esibiscono un potenziale sessuale rinnovato con l'introduzione di nuovi partner ricettivi.

Origine del termine.

Il termine deriverebbe da una vecchia battuta secondo la quale la moglie del Presidente degli Stati Uniti Calvin Coolidge, in visita ad una fattoria sperimentale patrocinata dal governo, notò un gallo che si accoppiava molto frequentemente. Chiedendo al suo accompagnatore quanto spesso avvenisse il fatto le venne risposto “dozzine di volte al giorno”. “Lo dica al signor Coolidge” replicò la First Lady. Il Presidente, informato della cosa, chiese a sua volta: “Ma ogni volta con la stessa gallina?”. “No,” rispose il contadino, “ogni volta con una gallina diversa”. “Lo dica alla signora Coolidge!” disse il Presidente.>>
 



Plymouth(luogo di nascita di Coolidge) è una città del Vermont nel New England e una caratteristica degli abitanti del Vermont (almeno come viene riportato nelle storie umoristiche) è quella di rispondere con esattezza alle domande, ma di tralasciare spesso dettagli essenziali. Un bell’esempio di questo principio è la barzelletta su un abitante del Vermont che andò alla fattoria di un vicino, a cui chiese: «Lem, che cosa hai dato al tuo cavallo l’anno scorso, quando ebbe la colica?»
Lem rispose: «Crusca e melassa».
L’agricoltore andò a casa, tornò una settimana dopo e disse: «Lem, ho dato al mio cavallo crusca e melassa, ed è morto».
Lem replicò: «Anche il mio».


217 - Gente del Vermont

Questa storiella che abbiamo raccontato mi ricorda una storia su Calvin Coolidge. Coolidge stava visitando una fattoria con alcuni amici. Quando arrivarono a un gregge di pecore, uno degli amici disse: «Vedo che queste pecore sono appena state tosate». Coolidge rispose: «Sembra proprio così, almeno da questa parte».


245 - Che cosa è meglio?

Che cosa è meglio, l’eterna felicità o un panino al prosciutto?
Sembrerebbe che fosse meglio l’eterna felicità, ma in realtà non è così!
Dopo tutto, niente è meglio dell’eterna felicità e un panino al prosciutto è certamente meglio di niente.
Quindi un panino al prosciutto è meglio dell’eterna felicità.


14 - Soluzione al problema dell’orso

L’orso deve essere bianco, deve essere un orso polare. La spiegazione più frequente che viene data è che l’orso doveva stare esattamente al Polo Nord.
Bene, questa è effettivamente una possibilità, ma non è l’unica. Dal Polo Nord, tutte le direzioni sono verso sud, così se l’orso sta al Polo Nord e l’uomo è a 100 metri a sud dell’orso e percorre 100 metri verso est, allora quando si volge verso nord si troverà di nuovo soluzione. In effetti c’è un numero infinito di soluzioni.
Potrebbe essere, ad esempio, che l’uomo sia molto vicino al Polo Sud, in un punto in cui il parallelo passante per quel punto ha una lunghezza di 100 metri esatti, e l’orso si trova a cento metri a nord dell’uomo. Allora se l’uomo percorresse 100 metri verso est, egli camminerebbe lungo il parallelo fino a tornare esattamente al punto di partenza.
Così questa è una seconda soluzione.
Ma l’uomo potrebbe essere ancora più vicino al Polo Sud, in un punto in cui il parallelo ha una lunghezza di 50 metri esatti, così se egli camminasse per 100 metri verso est, percorrerebbe il parallelo due volte e si troverebbe di nuovo al punto di partenza. Oppure l’uomo potrebbe trovarsi ancora più vicino al Polo Sud, in un punto in cui il parallelo ha una lunghezza che è esattamente un terzo di 100 metri, e percorrere tre volte il parallelo per ritrovarsi al punto di partenza. E così via per ogni numero n intero positivo.
Così sulla terra vi è realmente un numero infinito di punti in cui le condizioni del problema potrebbero essere soddisfatte.
Naturalmente, in tutte queste soluzioni l’orso è abbastanza vicino al Polo Nord o al Polo Sud per essere considerato un orso polare. C’è, naturalmente, la remota possibilità che qualche maligno essere umano trasporti deliberatamente un orso bruno al Polo Nord tanto per far dispetto all’autore di questo problema.


174. 4 Lorenz e 1 Lorentz

$
0
0
Durante i primi anni di università non avevo fatto caso alla “t” che distingue il danese Lorenz dall’olandese Lorentz e pensavo che lo scienziato che aveva proposto il Gauge di Lorenz fosse la stessa persona conosciuta per le sue ricerche sull'elettromagnetismo e per le trasformazioni di Lorentz (e alcune ipotesi sulla contrazione dei corpi in movimento) che furono utilizzate successivamente da Albert Einstein per la descrizione dello spazio-tempo nella formulazione della Relatività Ristretta.
Nell'ambito della teoria di gauge, il Gauge di Lorenzè una scelta dei potenziali del campo elettromagnetico tali da soddisfare una determinata condizione, detta appunto condizione di Lorenz. Questa condizione ha la proprietà di essere Lorentz invariante e di rispettare i gradi di libertà forniti dalle trasformazioni di gauge:
se i potenziali soddisfano la condizione di Lorenz si dice che essi appartengono al gauge di Lorenz.

Cercherò di spiegarlo in altre parole.

Nella Relatività Ristretta, le trasformazioni di Lorentz sono trasformazioni di coordinate tra due sistemi di riferimento inerziali che permettono di descrivere come varia la misura del tempo e dello spazio quando l'oggetto della misura è in moto uniforme rispetto all'osservatore ed inoltre (dati 2 osservatori in moto uniforme tra di loro) misurando un oggetto in moto con una particolare velocità si ottiene lo stesso risultato in entrambi i casi.
Nel caso della Teoria della Relatività Ristretta, questo valore indicato con cnelle equazioni delle trasformazioni, è la velocità della luce.
La Relatività Galileiana può essere ottenuta come caso particolare, facendo tendere all’infinito il valore di c.
 

 
Furono scoperte e pubblicate per la prima volta da Woldemar Voigt (1887) e Joseph Larmor (1897). Nel 1905, Henri Poincaré, il famoso matematico francese, battezzò queste trasformazioni in onore del fisico e matematico olandese Hendrik Antoon Lorentz, il quale aveva pubblicato la propria versione finale nel 1904.
Nel 1905, Poincaré fu il primo a riconoscere che le trasformazioni di Lorentz hanno le proprietà di un Gruppo Matematico.

Lorentzscoprì nel 1900 che le trasformazioni hanno la fondamentale proprietà di preservare le equazioni di Maxwell e questo ha come fondamentale conseguenza che la velocità delle onde elettromagnetiche nel vuotoè la stessa in tutti i sistemi inerziali. Egli credeva nell'ipotesi dell'etere; fu Albert Einstein, sviluppando la Teoria della Relatività Ristretta, che diede un appropriato fondamento alla sua applicazione.

L’equazione di Lorentz–Lorenz mette in relazione l’indice di rifrazione di una sostanza con la sua polarizzabilità (cioè la tendenza di una distribuzione di carica elettrica, quale la nuvola elettronica di un atomo o una molecola, a modificare la sua posizione originaria per l'effetto di un campo elettrico esterno).






























Gli altri 3 Lorenz sono invece noti per i loro studi in differenti ambiti.

 
Otto Max Lorenz (1880 – 1962) è stato un economista statunitense, noto per aver messo a punto uno studio che descrive le disparità di reddito da cui prende il nome la "curva di Lorenz" introdotta solo nel 1912 grazie al libro chiamato “The Elements of Statistical Method” e spesso utilizzata per rappresentare la distribuzione del reddito.
La percentuale delle famiglie è tracciato sull'asse x, la percentuale di reddito sull'asse y.

Può anche essere usato per mostrare la distribuzione dei beni. In tali condizioni, molti economisti ritengono che si tratti di una misura di disuguaglianza sociale.


L'area compresa tra la curva così definita e la retta di equidistribuzione è detta area di concentrazione e può essere utilizzata come base per la definizione di appositi rapporti di concentrazione, come ad esempio l'indice di Gini spesso usato per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza.
È un numero compreso tra 0 ed 1.
Valori bassi del coefficiente indicano una distribuzione abbastanza omogenea, con il valore 0 che corrisponde alla pura equidistribuzione, ad esempio la situazione in cui tutti percepiscono esattamente lo stesso reddito.
Valori alti del coefficiente indicano una distribuzione più diseguale, con il valore 1 che corrisponde alla massima concentrazione, ovvero la situazione dove una persona percepisca tutto il reddito del paese mentre tutti gli altri hanno un reddito nullo.
 

Konrad Zacharias Lorenz (Vienna, 7 novembre 1903 – Altenberg, 27 febbraio 1989) è stato uno zoologo ed etologo austriaco.
Nel 1973 gli viene assegnato il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia per i suoi studi sulle componenti innate del comportamento e in particolare sul fenomeno dell'imprinting nelle oche selvatiche.

Come sempre una trattazione esaustiva si può trovare nell’apposita pagina di Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Posso solo consigliare, tra i tanti libri scritti, “E l'uomo incontrò il cane” (1950), che come quasi tutte le sue opere, tratta del comportamento degli animali, in questo caso, appunto, dei cani.





 

Edward Norton Lorenz (West Hartford, 23 maggio 1917 – Cambridge, 16 aprile 2008) è stato un matematico e meteorologo statunitense noto per essere stato il pioniere della teoria del caos ed aver scoperto gli attrattori strani.
Lorenzcostruì un modello matematico dell'aria che si muove nell'atmosfera terrestre. Con tale modello Lorenz iniziò a studiare le precipitazioni e si rese conto che non sempre i cambiamenti climatici erano prevedibili. Minime variazioni dei parametri iniziali del modello a dodici equazioni di Lorenz producevano enormi variazioni nelle precipitazioni.

La dipendenza così marcata con i parametri iniziali prese il nome di effetto farfalla.

Lorenz esplorò la matematica che stava alla base del modello e nel suo articolo Deterministic Nonperiodic Flow descrisse un sistema di equazioni relativamente semplice che dava come risultato un'infinita serie di soluzioni di estrema complessità che mostravano una sensibile dipendenza dai dati iniziali.
Questo sistema prese il nome di attrattore di Lorenz e fu il primo esempio di un sistema di equazioni differenziali a bassa dimensionalità in grado di generare un comportamento complesso.


Attrattore di Lorenz


 

Ludvig Lorenz       (1829-1891) -     fisico danese

Hendrik Lorentz    (1853-1928) -     fisico olandese

Max O. Lorenz       (1876-1959) -     economista statunitense

Konrad Lorenz      (1903-1989) -     etologo austriaco

Edward N. Lorenz(1917-2008) -     meteorologo/matematico statunitense
 
 
 
 
Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico italiano Corrado Gini, è una misura della diseguaglianza di una distribuzione. È spesso usato come indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza. È un numero compreso tra 0 ed 1. Valori bassi del coefficiente indicano una distribuzione abbastanza omogenea, con il valore 0 che corrisponde alla pura equidistribuzione, ad esempio la situazione in cui tutti percepiscono esattamente lo stesso reddito; valori alti del coefficiente indicano una distribuzione più diseguale, con il valore 1 che corrisponde alla massima concentrazione, ovvero la situazione dove una persona percepisca tutto il reddito del paese mentre tutti gli altri hanno un reddito nullo.
La definizione matematica del coefficiente di Gini si basa sulla curva di Lorenz (Max O.) della distribuzione ed è legata all'area compresa fra la linea di perfetta uguaglianza e la curva di Lorenz. Il coefficiente di Gini è definito come il rapporto fra l'area compresa tra la linea di perfetta uguaglianza e la curva di Lorenz (A) e l'area totale sotto la linea di perfetta uguaglianza (A+B), ovvero G = A / (A+B). Siccome l'intervallo sull'asse x va da 0 a 1, allora A + B = 0.5 e dunque il coefficiente di Gini è anche uguale a G = 2A = 1 - 2B.
 
 


 

175. Prodotti Infiniti

$
0
0
Nel post “29. Prodotti Infiniti: Wallis e Pippenger” si sono visti il prodotto di Wallis (ricavato nel 1655 da John Wallis) che permette di calcolare il valore di pi greco con il semplice prodotto infinito:
 
 
 
E la formula che Nick Pippenger (nel 1980) ha ricavato per un prodotto infinito di  e:
 

 
http://en.wikipedia.org/wiki/Infinite_product#Product_representations_of_functions
http://mathworld.wolfram.com/WallisFormula.html
http://mathworld.wolfram.com/PippengerProduct.html
 

Ora se raggruppiamo i termini a coppie in 2 modi differenti:

-       prima moltiplichiamo tra di loro la seconda e la terza frazione, la quarta e la quinta, ecc.
-       successivamente, la prima e la seconda, la terza e la quarta, ecc.

otteniamo:

 
Lasciando al primo membro il 2 e portando sulla destra dell’uguaglianza tutte le atre frazioni, abbiamo come risultato la formula che nel post citato veniva riportata senza dimostrazione:
 
 
 
Un altro modo per ottenere lo stesso risultatoè di utilizzare la coppia di formule fornita da D.W.Cantrell nel 2006 (qui riporto solo quella per k pari) che permettono di ottenere il valore del prodotto infinito:
 
 
 
Come caso particolare (per n=2) si ottiene ancora la formula precedente:
 


Vedi formula (21) nel sito  Wolfram Math World :


Dove si può trovare un ampio elenco di prodotti infiniti.

 

176. Alla ricerca del tempo perduto - Il secondo in più

$
0
0
“Il tempo è definito in modo che il moto sembri semplice”

Misner, Thorne, Wheeler, Gravitation, Freeman, 1973


Il 2015 durerà un secondo in più, lo ha annunciato l’International Earth Rotation and Reference Systems Service. Il secondo verrà introdotto a fine giugno ed il motivo è semplice: la Terra sta rallentando il suo moto di rotazione intorno al proprio asse.

Molti possono essere i motivi, ma il contributo principale è dovuto alla Lunala cui forza di gravità oppone resistenza alla Terra prolungando il giorno solare.
E così tutti gli orologi (tranne le meridiane) sono destinati a correre troppo.

Il “secondo intercalare” è stato introdotto nel 1972 e da allora ne sono stati introdotti altri per un totale di 25.
 
Misner, Thorne, Wheeler,Gravitation, Freeman, 1973


Il secondo è definito come frazione del giorno: 1 giorno = 86.400 secondi.

Ma in genere, dura un poco di più, e il valore di questa durata varia in modo piuttosto irregolare.
Si potrebbe definire un "secondo" un po' più lungo, in modo tale che vi siano esattamente 86.400 di questi secondi in una rotazione terrestre.
Un’altra soluzione è di lasciare il "secondo" come quello definito dall'orologio atomico: durata di 9.192.631.770 oscillazioni di un particolare stato di un atomo di Cesio.
In questo caso, poiché una certa rotazione della Terra durerà un po' più di 86.400 secondi, sarà necessario, di tanto in tanto, aggiungere un secondo "in più" alla fine di un giorno: una specie di "secondo bisestile". Questo procedimento è del tutto analogo a quello in cui (poiché un anno dura un po' di più di 365 giorni) si deve talvolta inserire un "giorno bisestile" nel calendario. Questo tipo di Tempo Universale è chiamato TUC (in inglese UTC) o Tempo Universale Coordinato.

Questi giorni possono essere quindi costituiti da 86.401 invece che da 86.400 secondi. Poiché la rotazione terrestre è irregolare, anche questa inserzione di “secondi intercalari” avviene in modo irregolare.
In quel secondo gli orologi segnano 23:59:60, un orario che di norma non esiste.
E di solito questo non crea problemi.

Molti sistemi, però, usano il Network Time Protocol e allineano il loro orologio per confronto, e se l’NTP mostra al computer un orario che non esiste, il sistema può avere problemi.

E’ quello che è successo il 30 giugno 2012. Quella mezzanotte molti siti si sono bloccati e circa 400 voli della Qantas Airlines hanno subito ritardi perché il “bug” aveva mandato in tilt il sistema delle prenotazioni.
Google ha evitato inconvenienti grazie al “secondo spalmato”: ha modificato i server NTP apportando aumenti di millisecondi nell’arco della giornata e, quando il “secondo intercalare” è stato inserito, i server di Google erano già allineati.

Recenti studi hanno mostrato che la durata del giorno era esattamente 86.400 secondi nel 1820; mentre attualmente è di circa 86.400,002 secondi.
Ciò implica che si deve aggiungere un secondo ogni 500 giorni.

 

177. Ottagoni e Sezione Aurea

$
0
0
Castel del Monteè un edificio del XIII secolo (1235-1240) fatto costruire da Federico II di Svevia in Puglia, nell'attuale frazione omonima del comune di Andria, a 18 km dalla città (provincia di Barletta-Andria-Trani).
Situato su una collina della catena delle Murge occidentali, a 540 metri s.l.m. nei pressi del 41° parallelo, è stato inserito nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1996.


L'edificio è a pianta ottagonale e a ogni spigolo si innesta una torretta a sua volta ottagonale.



Se si disegnano 4 rettangoli sulla pianta del castello con i lati sovrapposti ai lati delle sale trapezoidali e gli angoli coincidenti i punti in cui si innestano le torri, sono uguali al numero aureo i rapporti tra:

a) i lati di ciascun rettangolo

b) il lato minore del rettangolo e il lato maggiore delle sale

c) il lato maggiore e il lato minore delle sale
 


 
Del numero aureo si è già scritto in altri post:

 

Le sale del castello hanno forma trapezoidale e se moltiplichiamo il lato minore del trapezio per 1,618 (il numero aureo) otteniamo il lato maggiore.

Inoltre se dividiamo il lato minore per la radice quadrata di 1,618 (1,272) otteniamo la larghezza della sala.
 

Negli appunti per il corso di Teorie e tecniche costruttive nel loro sviluppo storico -
“LA SEZIONE AUREA NELL’ARCHITETTURA” - Alessandra Simi (La Sapienza Università di Roma):


viene mostrato come la sezione aurea sia stata utilizzata da molti architetti.

Anche il portale di Castel del Monte scaturisce dal pentagono stellato e contiene quindi il rapporto aureo.

 

Un altro famoso esempio è rappresentato dalla piramide di Cheope: 



 

Nota 1: Castel del Monte è a pianta ottagonale (lato esterno: 10,30 m intervallo tra le torri più diametro di ogni torre: 7,90 m) e a ogni spigolo si innesta una torretta a sua volta ottagonale (lato 2,70 m), mentre l'ottagono che corrisponde alla corte interna ha lati la cui misura varia tra i 6,89 m e i 7,83 m. Il diametro del cortile interno è di 17,86 m. Il diametro dell'intero castello è di 56 m, mentre il diametro di ogni torre è di 7,90 m.
Le torri sono alte 24 m e superano di poco l’altezza delle pareti del cortile interno (20,50 m).
 

Nota 2: Federico II di Svevia, sensibile ai problemi scientifici, si interessò in modo particolare alla matematica. Ne fa testimonianza l’importante Liber Quadratorum, scritto da Leonardo da Pisa, detto Fibonacci, e ispirato da un quesito posto dall’imperatore. Grazie a questa ed a tutte le altre sue opere, Fibonacci diventò uno dei più grandi matematici del Medioevo. Insieme a molti altri scienziati presenti alla corte di Federico II, egli riuscì a capire, diffondere e approfondire le idee e i risultati del mondo scientifico arabo. A Fibonacci si deve, quindi, il merito di aver divulgato in Europa i numeri arabi ed il modo di calcolare con essi.
 

Nota 3: la presenza più comune degli ottagoniè nella forma dei segnali di stop. Tale forma venne scelta in Canada e subito adottata anche negli Stati Uniti, nazioni in cui le nevicate abbondanti spesso rendono illeggibili i cartelli stradali; anche se coperto di neve gelata, un segnale ottagonale si riconosce a prima vista, e ciò basta per informare della presenza di un incrocio pericoloso.
Probabilmente anche il cartello che indica il divieto d’accesso non dovrebbe essere rotondo; potrebbe essere, ad esempio, esagonale.

 

 
Nota 4: oltre al “golden ratio” è stato definito in modo analogo il “silver ratio”:


silver ratio ψ

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Silver_ratio

 http://mathworld.wolfram.com/SilverRatio.html

 


Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano




 

La pianta di Palmanovaè un altro bell’esempio di utilizzo della geometria: 

178. Castel del Monte e Frattali

$
0
0
Il mio amico G. vedendo il disegno della pianta di Castel del Monte ha pensato ad una struttura frattale.
Benoît Mandelbrot (1924 – 2010) introdusse la parola frattale nel 1975 per descrivere qualsiasi forma che continui ad avere una struttura “intricata” per quanto la si ingrandisca.

Un frattale è un oggetto geometrico dotato di omotetiainterna: si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse, e dunque ingrandendo una qualunque sua parte si ottiene una figura simile all'originale.

Definizione più criptica: un frattale è un oggetto la cui dimensione frattaleè maggiore di quella topologica.

E’ un oggetto “infinitamente complicato” e, per quanto venga ingrandito, non si riesce mai a ridurne la complessità. Molti frattali posseggono anche la particolare proprietà di essere auto-similari: al loro interno esistono repliche dell’oggetto considerato.

Il grado di complessità può essere rappresentato da un numero detto dimensione frattale.
 
Esistono due metodi per generare una struttura frattale:
il primo è ingrandire un oggetto unitario,
il secondo è costruire la sotto sequenza di divisione della struttura originale.

Se si prende un oggetto unitario con dimensione lineare pari a 1 nella dimensione euclidea D, e ingrandiamo la sua dimensione lineare di un fattore Lin ogni direzione spaziale, esso prende un numero pari a N = LDdi oggetti simili, per ricostruire l'oggetto originale.

http://en.wikipedia.org/wiki/Fractal_dimension

La dimensione frattale è quindi definita da:


dove il logaritmo può essere di qualsiasi base.
 

La curva di Kochè uno degli esempi più famosi di curva auto-similare e apparve per la prima volta in un documento del 1904 del matematico svedese Helge von Koch.

Si costruisce dividendo un segmento in tre parti uguali e sostituendo la parte centrale con due segmenti identici che costituiscono i due lati di un triangolo equilatero; l’algoritmo continua ripetendo questa sostituzione all’infinito per ogni nuovo segmento generato.

Ad ogni passaggio la lunghezza aumenta di un terzo (rapporto 4/3); facendo tendere il numero dei passaggi all’infinito anche la lunghezza diverge e, se vogliamo trovare una metrica per “misurare” i vari frattali, dobbiamo trovare nuove definizioni.

Nella figura si possono vedere i primi passaggi per costruire la curva:

 

 

La dimensione della Curva di Koch (come anche della Polvere di Cantor) è:

log(4) / log(3) = 1.2619




Ci sono decine di modi per definire la dimensione di un frattale. Quella più usata dai matematici è la definizione data nel 1918 da Felix Hausdorff.
I frattali non sono necessariamente curve, ma possono essere anche superfici o solidi molto “intricati”.
La dimensione frattale delle vere coste è vicina a 1,25 (simile a quella della curva di Koch).

 
Torniamo ora a Castel del monte. Per semplificare il calcolo consideriamo un castello a pianta quadrata con torri quadrate; questo tipo di frattale “Boundary of theT-Square fractal” potete trovarlo nel lungo elenco:


 
I passaggi principali per costruire il T-Squaresono:

1 – Partiamo con un quadrato di lato 2 x 2  (di perimetro 8)

2 – Raddoppiamo il lato e aggiungiamo la struttura precedente ai 4 angoli

nota: ¼ di ogni torre si sovrappone alla nuova struttura

3 – Continuiamo a raddoppiare la struttura centrale aggiungendo ogni volta 4 strutture precedenti come torri.
 
 
La lunghezza del perimetro al primo passaggio passa da 8 a 32, poi a 112 e di seguito a 368, 1.168, 3.632, 11.152, 33.968, 102.928, 310.832, 936.592, 2.817.968, 8.470.288, 25.443.632, 76.396.432, ...
 





Per un numero di passaggi sempre maggiore, il rapporto tra due valori consecutivi ad ogni raddoppio tende a 3.
Quindi, per calcolare la dimensione frattale, basta calcolare il rapporto tra i logaritmi:

D = log(3) / log(2) = 1.5849
 
Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, è interessante notare che il Triangolo di Sierpinski ha la stessa dimensione del Contorno di un frattale T-square.
 

http://www.batmath.it/matematica/a_fiocchineve/pg1.htm





http://zibalsc.blogspot.it/2014/04/146-argomenti-complessi.html
http://zibalsc.blogspot.it/2014/09/162-grandi-numeri.html
http://myweb.lmu.edu/bmellor/courses/Symmetry/FractalDimension-Spring2013.pdf
http://scienceblogs.com/goodmath/2007/08/01/geometric-lsystems/

http://it.wikipedia.org/wiki/Beno%C3%AEt_Mandelbrot

 
 
 

179. Anno Luce (Blu)

$
0
0
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2015
Anno Internazionale della luce e delle tecnologie basate sulla luce.

Quest’anno si celebrano 2 importanti anniversari:

1815, Concetto di luce come onda proposto da Fresnel
1865, Teoria elettromagnetica della propagazione della luce proposta da Maxwell


Anche ilNobel per la Fisica2014 ha voluto premiare una tecnologia basata sulla luce:

è stato assegnato a Isamu Akasaki, Hiroshi Amanoe Shuji Nakamura per la loro invenzione dei LED (diodo a emissione luminosa) a luce blu.




 
 
I LED a luce blu sono la base delle moderne lampadine a basso impatto ambientale (risparmio energetico) e di una vasta gamma di altre applicazioni.

Realizzati nella loro forma concreta 20 anni fa, i LED blu sono l’anello mancante (inseguito per oltre 30 anni) che ha reso possibile le lampade LED a luce bianca.
 

La prima luce allo stato solido è stata prodotta nel 1907 da Henry J. Round; diversi studi sono stati fatti negli anni ’20 e ’30 in Unione Sovietica, ma la mancanza di una comprensione teorica del fenomeno ha limitato la scoperta ad una curiosità di laboratorio.

Filamenti riscaldati o gas ionizzati producono luce come prodotto “secondario”, mentre un LED produce luce “primaria” fornendo una vera luce "fredda".

Un LED è composto da strati di materiale semiconduttore e, nella sua forma più semplice, è costituito da uno strato drogato N, che ha un eccesso di elettroni, ed uno strato drogato Pche manca di elettroni (o che ha un eccesso di lacune positive).
Quando una corrente passa attraverso il dispositivo, elettroni e lacune si combinano nello strato attivo intermedio e generano luce.





 


La lunghezza d'onda della luce (e quindi il suo colore) è funzione dei materiali utilizzati.

 
I LED rossi sono stati inventati nel 1950 e ben presto trovarono applicazioni come spie e come display in calcolatrici e orologi digitali.
Entro la fine del 1960, sono stati inventati LED infrarossi e verdi.

Tuttavia il LED blu necessario per creare luce bianca si rivelò molto più difficile da produrre.

Il LED blu è necessario per ottenere luce bianca:

-        per combinazione con LED rossi e verdi,

-        utilizzando fosforo che crea luce gialla.
 
 

 

Questo ha richiesto una lunga serie di innovazioni in fisica dei materiali.

Akasaki, Amano, eNakamura, hanno lavorato per anni al problema, spesso costruendo le attrezzature necessarie. La soluzione era il nitruro di gallio (GaN).
 

Le lampade a LED emettono luce fino a 300 lumen per watt (lm/W), molto più efficienti rispetto ai 16 lm/Wdelle lampadine a incandescenza tradizionali e ai 70 lm/W delle lampade fluorescenti.

 





Oltre che per l’illuminazione domestica e commerciale, sono utilizzati per i fari delle automobili, le luci dei lampioni, le luci delle luminarie, i flash per fotocamere e le torce tascabili.
Inoltre, questa tecnologia ha permesso lo sviluppo dei più moderni televisori, dei laser LED per lettori Blu-ray e di stampanti laser più efficienti.

I LED blu hanno un notevole impatto positivo sull'ambiente. Non utilizzano mercurio (come in molte lampade per l’illuminazione stradale) e visto che una notevole frazione della produzione di energia mondiale viene utilizzata per l'illuminazione, la luce fredda del LED ha un grande potenziale per ridurre la domanda di energia. Infine i LED durano fino a 100.000 ore invece delle 1.000 ore per le lampade a incandescenza e delle 10.000 ore per le lampade fluorescenti.
 

I link seguenti riguardano le Letture di Akasaki, Amano e Nakamura effettuate alla consegna dei Nobel (8 Dicembre 2014, Aula Magna, Università di Stoccolma).
 






180. Hubble Ultra Deep Field

$
0
0


Nell’immagine è riportata una zona del cielo situata nella costellazione della Fornace.
 
Il campo ultra profondo di Hubble (abbreviato in HUDF, Hubble Ultra Deep Field) è l'immagine di una piccola regione del cielo composta nel 2004 grazie ai dati raccolti dal telescopio spaziale Hubble, risulta la più profonda dell'Universo mai raccolta nello spettro della luce visibile, e ci permette di vedere 13 miliardi di anni nel passato. Si stima che l'HUDF contenga 10.000 galassie ed è stata scelta perché ha una bassa densità di stelle luminose nelle vicinanze.
 

Si estende per circa un decimo del diametro della Luna (che ha un diametro angolare di circa mezzo grado, mentre l’immagine HUDF ha un lato di 3 minuti di arco circa).

 


HUDF è stato scelto distante dal piano galattico (Via Lattea) dove si trovano la maggior parte delle stelle e con Ascensione Retta sensibilmente differente da quella della costellazione del Sagittario dove si trova il Centro Galattico.


 

Grazie alle nuove osservazioni, l’immagine XDF (eXtreme Deep Field) nel suo piccolo campo visivo contiene galassie con luminosità fino a 10 miliardi di volte inferiori alla luminosità che l'occhio umano può rilevare. Gli oggetti più deboli rilevati sono di magnitudine 31.
 

 

Più di 2000 immagini dello stesso campo sono state scattate con le due telecamere principali di Hubble: la Advanced Camera for Surveys e la Wide Field Camera 3, che estendono la visione di Hubble nel vicino infrarosso. Queste sono state poi combinate per formare l’immagine XDF.

 

L’età dell'Universo è di 13,7 miliardi di anni e XDF rivela come erano le galassie sino a 13,2 miliardi di anni fa. La maggior parte di queste erano ancora giovani, piccole e in crescita, spesso mentre si scontrano e fondono insieme.

Hubble ha dato agli astronomi la prima visione delle forme reali di galassie giovani. Questo ha fornito la prova diretta che l'Universo è veramente cambiato con l'invecchiamento.


Il Telescopio Spaziale James Webb (James Webb Space Telescope JWST) è stato sviluppato per diventare il successore di Hubble. Verrà costruito e gestito, in cooperazione dalla NASA, dall'Agenzia Spaziale Europea e dall'Agenzia Spaziale Canadese. Il lancio è previsto nel 2018. Il telescopio Webb troverà galassie ancora più deboli che esistevano quando l'universo aveva solo qualche centinaio di milioni di anni. A causa dell'espansione dell'Universo, la luce del lontano passato ha subito uno shift verso le lunghezze d'onda infrarosse.


 
 
 
Ci sono circa 41.250 gradi quadrati nel cielo e 3.600 minuti d’arco quadrati per ogni grado quadrato.
 
Il campo di XDF (eXtreme Deep Field) misura 2,3 min x 2,0 min:
 
2,3 min x ( 1 grado / 60 min) = 0,038 gradi   (base)
2,0 min x ( 1 grado / 60 min) = 0,033 gradi   (altezza)
 
0,038 gradi x 0,033 gradi = 0,00125 gradi quadrati
 
mentre l’intera volta celeste è precisamente:
 
4 π (180/π)2 = 4 π (57,3)2 = 41.253 gradi quadrati.
 
Quindi per ricoprire tutto il cielo servono:
 
41.253 / 0,00125 = 33.000.000 rettangoli
 
Nel campo di XDF si contano 5.500 galassie.
Quante galassie possiamo quindi stimare per l’intera volta celeste?
 
N = 5.500 galassie/rettangolo x 33.000.000 rettangoli = 182 miliardi di galassie!
 
Gli astronomi hanno trovato che:
10% circa delle galassie sono viste come erano sino a 5 miliardi di anni fa,
30% come erano tra 5 e 9 miliardi di anni fa e
60% come erano più di 9 miliardi di anni fa.
Visto che il Big Bangè avvenuto 13,7 miliardi di anni fa, 11 miliardi (60%) delle galassie che possiamo vedere hanno meno di 4,7 miliardi di anni.
 

 

181. Astro-Selfie

$
0
0






 
 
Questa foto è stata scattata il 1° Marzo 2015 dall’astronauta statunitense Terry Virts all’esterno di ISS (Stazione Spaziale Internazionale), che orbita intorno alla Terra dal novembre 1998 e che viene mantenuta ad una altitudine compresa tra i 330 km e i 435 km (1/16 del raggio terrestre), alla velocità di 7,66 km/s (27.576 km/h).
Il periodo orbitale dura un’ora e mezza circa (15,5 orbite al giorno).

E’ possibile seguire la posizione di ISS (http://iss.astroviewer.net/) per osservarla nei suoi transiti.

Senza la protezione dell'atmosfera terrestre, gli astronauti sono esposti a più alti livelli di radiazione dovuta al flusso costante di raggi cosmici. Gli equipaggi della stazione sono esposti a circa 1 millisievert di radiazione ogni giorno, che è circa la stessa quantità che ogni essere umano riceve sulla Terra in un anno da fonti naturali.

L’equipaggio dell’attuale Spedizione 42è costituito dagli americani Barry Wilmore e Terry Virts, dai cosmonauti russi Elena Serova, Alexander Samoukutyaev e Anton Shkaplerov, e dall’astronauta italiana Samantha Cristoforetti.
 


 

 

182. La Rosa dei 32 Venti

$
0
0
e sotto il maestrale       
urla e biancheggia il mar
                                                                   San Martino di Giosuè Carducci

Sfuggito al Ciclope, Ulisse raggiunse l'isola di Eolo, il re dei venti, che lo accolse ospitalmente e gli diede un otre di pelle di bue, contenente tutti i venti, fuorché una brezza favorevole, che doveva riportarlo direttamente a Itaca.
E già si potevano scorgere i fuochi accesi dai pastori nell'isola, allorché l'eroe si addormentò; i compagni, credendo che l'otre di Eolo contenesse oro, l'aprirono e i venti ne scapparono via provocando un uragano che sospinse le navi nella direzione opposta.
 
Il vento non è solo un fenomeno atmosferico, è un qualche cosa di ancestrale memoria che ci provoca forti emozioni ed ha permesso all’uomo di solcare i mari e scoprire nuove terre.
 





Nord:      Tramontana
Aquilone
NNE:            Bora
Bacio
Nord-Est:    Grecale

Volturno
ENE:            Schiavo
Garigliano
 

Est:         Levante
Goro
ESE:            Solano
Altano
Sud-Est:      Scirocco
Euro
SSE:            Africo
Eolo
 

Sud:          Ostro
Garbino
SSO:            Gauro
Favonio
Sud-Ovest:Libeccio
Espero
OSO:            Etesia
Gallico
 

Ovest:      Ponente
Cecia
ONO:            Traversone
Vespero
Nord-Ovest:Maestrale
Cauro
NNO:            Zefiro
Brunale
 
 
L’idea di scrivere questo post mi è venuta parlando con un albergatore della riviera romagnola. In una sera d’estate mi raccontava del Garbinoche, essendo un vento simile al Libeccio, durante la stagione estiva soffia come brezza di terra in condizioni di stabilità atmosferica. Lo stesso vento, però, nell'Italia meridionale è conosciuto molto bene per il calore che porta con sé, ma soprattutto la sabbia, proveniente dal deserto del Sahara.
Il nome Garbino sembra un nome tipico delle regioni dell’Italia centrale, mentre deriva dall’arabo gharbi, ovvero occidentale.


La rosa dei venti più semplice è quella a 4 punte dei soli 4 punti cardinali:

 Nord    -  N    0°  -  dal quale spira il vento detto  Tramontana

 Est       -  E   90° - dal quale spira il vento detto   Levante

 Sud      -  S 180° - dal quale spira il vento detto   Ostro   (o Mezzogiorno)

 Ovest   - W  270° - dal quale spira il vento detto   Ponente

Levante e Ponente derivano il loro nome dalle direzioni ove sorge o tramonta il Sole; Tramontana potrebbe avere diverse origini: o trans montes (ovvero al di là dei monti) riferita al fatto che spira dal cuore delle Alpi, ovvero dal nord, oppure deriva dal paese di Tramonti, situato a nord della repubblica marinara di Amalfi; infine Ostro deriva dal latino Auster (vento australe).

I nomi delle direzioni NE, SE, SO e NO derivano dal fatto che la rosa dei venti veniva raffigurata, nelle prime rappresentazioni cartografiche del Mediterraneo vicino all'isola di Malta che diveniva così anche il punto di riferimento per indicare la direzione di provenienza del vento.

In quella posizione, le varie direzioni indicavano:

a NE la Grecia, da cui il nome Grecale;

a SE la Siria, da cui il nome Scirocco;

a SO la Libia, che comprendeva anche Tunisia e Algeria, da cui Libeccio;

a NO si trovava Roma, la Magistra, Maestrale(via “maestra”).


Si narra che il geografo Eratostene di Cirene(ca.200 a.C.), comprendendo che più venti presentavano solo leggere varianti, ridusse i dodici venti usati dai romani agli otto principali. Egli dedusse che c'erano in realtà solo otto settori di uguale ampiezza e che gli altri venti non erano altro che varianti di questi otto venti principali. Se ciò fosse vero, Eratostene sarebbe l'inventore della rosa dei venti ad otto punte.
Quest’ultima fu in seguito sostituita dalla moderna rosa dei venti (a 16 o a 32 punte), adottata dai marinai durante il Medioevo.

Dei 32 venti, oltre a quelli già citati, ne vorrei menzionare altri 2.

La Boraè un vento che arriva dalla Dalmazia e dalle Alpi Giulie.
Prende il nome dal croato Bura (tempesta di neve). E’ un vento freddo e secco, violento, che spira sulle regioni dell’alto Adriatico.
I sofisti del vento fanno distinzione tra Bora chiara e Bora scura. La Bora chiara di solito è presente in inverno a temperature basse, portando ghiaccio nelle giornate di cielo sereno, dimostrandosi di norma meno intensa e pericolosa della Bora scurapreannunciata da nubi e piogge.
Nel febbraio 2012 sul molo Fratelli Bandiera di Trieste si è registrata una raffica di ben 50.8 m/s, ossia quasi 182.88 km orari. In alcune località della Slovenia e della Dalmazia, per esempio sul ponte sospeso dell'Isola di Veglia la Bora ha raggiunto i 220/250 km orari.
 
Il Favonio (detto anche Föhn in tedesco) è un vento caldo e secco che può presentarsi, in differenti configurazioni, su entrambi i lati della catena alpina. Lo stesso vento che prima delle Alpi risulta di temperature particolarmente rigide, arriva in Italia con temperature molto più miti.
Una corrente d'aria, nel superare una catena montuosa, perde parte della propria umidità in precipitazioni (pioggia o neve). Quando la corrente sale verso l'alto, infatti, l'aria si espande raffreddandosi; se la condensazione del vapore acqueo sfocia in precipitazioni, non si ritorna alle condizioni dalle quali si è partiti e l'aria arriva a valle con una temperatura più alta di quella di partenza.


   Aneddoto: l'asciugacapelli (colloquialmente chiamato fon o fohn) deve il suo nome a questo vento che in Italia arriva caldo e secco, facendo asciugare i panni stesi. Viene spesso riportato, meno giustificatamente, nella variante grafica phon. Sarebbe più corretto scrivere Föhn o Foehn (con la maiuscola, visto che i sostantivi tedeschi hanno sempre la maiuscola).
 

Federico II (ancora lui) fece costruire una torre ottagonale, in cima a un dosso dell’altopiano della città di Enna a poche centinaia di metri dal centro geografico della Sicilia.
Non è casuale la forma ottagonale, con le esposizioni delle pareti rappresentanti la direzione dei venti.
Anche a Castel del Monte si può comprendere la periodicità dei venti del Mediterraneo verificando su quale delle molte pareti è in arrivo la raffica di vento.
 
A chi volesse leggere un bel libro che parla di questo argomento consiglio il libro di:
Enrico Gurioli – “Il piccolo libro dei venti”, ed. Pendragon, da cui ho tratto alcuni brani.
 
 
  
 
 
 

183. Eclissi

$
0
0
Il 20 marzo 2015 c’è stata un’eclissi di Sole (parziale in Italia).
Iniziata attorno alle 9.20, con un massimo alle 10.20, e terminata alle 11.20 circa.
L’eclissi totale è avvenuta alla latitudine dell’Islanda, nell’Italia del Nord si è avuto un massimo del 70% e via via sempre meno spostandosi verso Sud fino ad un occultamento del disco solare del 50% in Sicilia.

Molte altre informazioni relative a questa eclissi potete trovarle ad esempio:


 
Possiamo avere eclissi di Sole o di Luna; vediamo di cosa si tratta.

Secondo le attuali teorie, la posizione della Luna alla sua formazione era a un terzo dell’attuale distanza dalla Terra e un mese lunare durava solo 5 giorni. Ogni anno, però, questa distanza aumenta di 38 millimetri e come conseguenza si ha che la rotazione terrestre rallenta (176. Alla ricerca del tempo perduto - Il secondo in più).
 

 
Oggi il mese lunare è quasi sestuplicato e la distanza Terra-Luna è circa 400 volte inferiore a quella Terra-Sole.




La notevole coincidenza sta nel fatto che il diametro della Luna è proprio 400 volte più piccolo di quello solare! 
Durante una eclissi di Sole i 2 corpi celesti si sovrappongono quasi perfettamente.
 

In un altro post: 114. Cristoforo Colombo e l’eclissi di Luna  abbiamo visto come nel gravitare intorno alla Terra (nelle notti di plenilunio) la Luna può entrare nel cono d’ombra terrestre e come, in questo caso, si ha un’eclisse lunare, che risulta visibile da tutto l’emisfero notturno della Terra.

Ricordo che il numero massimo di eclissi in un anno è sette, in ragione di 2 eclissi lunari e 5 solari oppure 3 lunari e 4 solari e come questi casi siano abbastanza rari; infatti, di norma, ci sono 2 eclissi solari e 2 lunari per anno. Il numero minimo è 2 per anno (entrambi solari). Non possono mai avere luogo più di 3 eclissi lunari l’anno.
 

Nel suo movimento intorno alla Terra, ogni mese la Luna ha una fase di “Luna Piena” ed una di “Luna Nuova”. La prima (Piena) si ha quando Luna e Sole sono posizionati dalla parte opposta, mentre la seconda (Nuova) quando si trovano dalla stessa parte.

Con un breve ragionamento si può capire che con la Luna Piena si può avere quella che viene chiamata eclissi di Luna, mentre con la Luna Nuova si può avere l’eclissi di Sole:

  Allineamento              Luna                 Possibile Eclissi

Sole/Terra/Luna          Piena                 Eclissi di Luna

Sole/Luna/Terra          Nuova                Eclissi di Sole
 

La distanza tra la Terra e la Luna varia tra 405.500 km e 363.300 km, mentre la lunghezza del cono d’ombra lunare è mediamente di 374.000 km.

Quando la punta del cono d’ombra della Luna si trova in una posizione esterna alla Terra si ha una eclissi di Sole anulare.



 

Vediamo infine alcune peculiarità.

1)    Visti dalla Terra, i diametri angolari di Sole e Luna sono quasi equivalenti

min
max
31' 29"
32' 33"
29' 56"
33' 29"

     e questo permette una quasi perfetta sovrapposizione tra i due.

2)    Per avere una eclissi i tre corpi devono essere allineati. Però il piano su cui orbita la Luna è inclinato rispetto a quello su cui orbita la Terra intorno al Sole. E quindi solo un mese ogni tanto accade che ci siano le condizioni per avere una eclissi.

3)    Quando la Luna è posizionata tra Sole e Terra, quest’ultima illumina la Luna con la propria luce riflessa rendendola grigio cenere; per questo motivo viene chiamata luce cinerea.
 
4)  Durante l’eclissi di Luna, la luce solare che attraversa l'atmosfera terrestre, viene deviata per rifrazione e raggiunge il nostro satellite conferendo ad esso una colorazione mutevole nel corso di una stessa eclissi: essa va dal rosso cupo fino al rosso arancio.
 
 


 



http://en.wikipedia.org/wiki/Eclipse
http://en.wikipedia.org/wiki/Lunar_eclipse
http://en.wikipedia.org/wiki/Solar_eclipse
http://it.wikipedia.org/wiki/Movimenti_della_Terra
http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_solar_eclipses_in_the_21st_century
http://scienz1.blogspot.it/2015/03/selfie-con-leclissi-no-grazie.html
 

 

196. Inganni

$
0
0
Neil Sloane iniziò a raccogliere successioni di interi da studente nella metà degli anni sessanta.

Nel ‘73 e nel ‘95 pubblicò le successioni più interessanti in due libri:

A Handbook of Integer Sequences            (1973, contenente 2400 successioni),
The Encyclopedia of Integer Sequences    (1995, contenente 5487 successioni).

Al raggiungimento delle 16.000 successioni Sloane rese disponibile la raccolta on-line; in un primo momento (1995) come servizio e-mail e poco dopo (1996) come servizio Web.

La On-Line Encyclopedia of Integer Sequences (OEIS) costituisce la più grande raccolta di successioni di interi.

L'OEIScontinua a crescere al ritmo di circa 10.000 nuove successioni all'anno:



La successioneOEIS A000127 rappresenta il massimo numero di regioni che si possono ottenere tracciando tutte le corde che collegano ogni coppia di N punti appartenenti ad una circonferenza.
Oppure il numero di regioni formato da N-1 iperpiani in uno spazio 4-dimensionale.

Nel post di Popinga - Una sequenza che inganna– sono riportate le prime 6 figure.


Si capisce così che per N = 1 si ha un numero di regioni R = 1, e di seguito

N = 2          R =   2
N = 3          R =   4
N = 4          R =   8
N = 5          R = 16
 
però poi (e qui sta l’inganno) per  N = 6  si ha  R = 31  (non 32 come sembra logico).

Per i successivi valori di N, Rassume i valori 57, 99, 163, 256, 386, 562, 794, …


Vorrei riportare qui altri esempi di “inganni” che con un po’ di pazienza potete trovare anche voi consultando l’OEIS.


Ad esempio la successioneA004000:

RATS: Reverse Add Then Sortthe digits applied to previous term, starting with 1”.

 1, 2, 4, 8, 16, 77, 145, 668, 1345, 6677, 13444, 55778, 133345, 666677, 1333444, 5567777, 12333445, 66666677, …

che rappresenta i termini banali: 1 ; 1+1=2 ; 2+2=4 ; 4+4=8 ; 8+8=16 ; 16+61=77

continua poi con:  77+77=154  e riordinando in ordine crescente le cifre si ha  145 ;

quindi 145+541=686   cioè  668.  E così di seguito per il resto della sequenza.


Altre successioni interessanti sono l’OEIS A046127:

il numero di regioni in cui lo spazio può essere diviso da N sfere mutuamente intersecantisi”. 

2, 4, 8, 16, 30, 52, 84, 128, 186, 260, 352, 464, 598, 756, 940, 1152, 1394, …


 
http://mathworld.wolfram.com/SpaceDivisionbySpheres.html

 


O anche la sequenza:  2, 4, 8, 15, 26, 42, ... (OEIS A000125), che rappresenta

il massimo numero di regioni in cui lo spazio può essere diviso da N piani”.


In ognuno di questi casi la logica dei primi elementi viene presto “ingannata”.

Se poi volete approfondire l’argomento potete anche consultare il:


 

Inganni” o “illusioni” di altro tipo li abbiamo già visti nel post:


 

Vorrei ricordare anche la scultura in due parti creata da Claes Oldenburg e da sua moglie Coosje van Bruggen, Ago, Filo e Nodo.

 

 
L'opera è posta in piazzale Cadorna, davanti all’omonima stazione milanese

 

O l'inganno realizzato nel 2003 da Michael Elmgreen& Ingar Dragset, SHORT CUT, nell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele di Milano.

http://www.fondazionenicolatrussardi.it/mostre/short_cut.html























 
 
 


197. Tempo: 9.192.631.770

$
0
0
                                                                                  Noodles, cos'hai fatto in tutti questi anni?
                                                                                   Sono andato a letto presto.
                                                                                                       C’era una volta in America
 

Si racconta che in una delle loro passeggiate quotidiane verso il 112 di Mercer Street a Princeton, Albert Einstein abbia rivolto al matematico Kurt Gödel la seguente domanda: dove va il tempo che passa?
 




Einstein lo conosciamo tutti, ma forse Kurt Gödel (1906–1978) matematico, logico e filosofo austriaco, è sicuramente conosciuto negli ambienti scientifici ed esiste molta divulgazione sul suo conto, ma probabilmente non tutti hanno sentito parlare dei suoi fondamentali lavori.

 
Gödel ha pubblicato il suo più famoso risultato nel 1931, all'età di venticinque anni, quando lavorava presso l'Università di Vienna. Tale lavoro conteneva i famosi due Teoremi di incompletezzache da lui prendono il nome, secondo i quali:
 
ogni sistema assiomatico consistente in grado di descrivere l'aritmetica dei numeri interi è dotato di proposizioni che non possono essere dimostrate né confutate sulla base degli assiomi di partenza.
 
Vediamo se riesco a spiegarlo in parole più semplici.
 
All’inizio del secolo scorso l’insigne matematico tedesco David Hilbert era turbato dalla seguente questione: è possibile dimostrare rigorosamente che il sistema definito nei Principia Mathematica da Alfred North Whitehead e Bertrand Russellè coerente(non contraddittorio) e completo (tale cioè che ogni enunciato vero dell’aritmetica potesse essere derivato all’interno della struttura predisposta nei Principia Mathematica)?
Ebbene, l’articolo di Gödel demolì completamente il programma di Hilbert.
Quell’articolo non solo rivelò la presenza di “buchi” nel sistema assiomatico della matematica, ma mise in evidenza l’impossibilità che esistesse un qualunque sistema assiomatico in grado di produrre tutte le verità aritmetiche, a meno che il sistema in questione non fosse incoerente. Inoltre Gödel dimostrò che la coerenza di un sistema è tale proprio perché non può essere dimostrata.
 
Sono molti i lavori che meriterebbero di essere citati come quello sull'ipotesi del continuo, dove dimostrava che essa non può essere confutata dagli assiomi della teoria degli insiemi accettata, assumendo che tali assiomi siano consistenti, o una soluzione esatta delle equazioni di campo di Einstein che prevede l'esistenza di curve chiuse di tipo tempo, che permetterebbero una forma di viaggio nel tempo.
 

Per parlare di tempo (o spazio-tempo) credo sia utile riportare alcune considerazioni di Richard Feynman:

<< Consideriamo in primo luogo ciò che intendiamo per tempo. Che cos’è il tempo? Sarebbe bello se riuscissimo a trovare una buona definizione di tempo. Il dizionario Webster definisce "un intervallo di tempo" come "un periodo", e “un periodo” come "un intervallo di tempo", che non sembra essere molto utile.
Forse dovremmo dire: "Il tempo è ciò che accade quando non succede nient'altro."
Il che, inoltre, non ci porta molto lontano. Forse è un bene se ci troviamo di fronte al fatto che il tempo è una delle cose che probabilmente non si può definire (nel senso del dizionario), e basta dire che si tratta di ciò che già sappiamo è: quanto tempo aspettiamo!
Quello che conta in ogni caso non è il modo in cui definiamo il tempo, ma il modo in cui lo misuriamo. Un modo per misurare il tempo è di utilizzare qualcosa che avviene ripetutamente in modo regolare, qualcosa che sia periodico. Ad esempio, un giorno.
Un giorno sembra accadere più e più volte. Ma quando si inizia a pensare a questo proposito, ci si potrebbe anche chiedere: "I giorni sono periodici e sono regolari? Sono tutti della stessa lunghezza?" Si ha certamente l'impressione che i giorni in estate siano più lunghi di quelli in inverno. Naturalmente, alcuni dei giorni d'inverno sembrano terribilmente lunghi se uno è molto annoiato. Avrete certamente sentito qualcuno dire: "Oh, questa è stata una giornata incredibilmente lunga!"
Sembra tuttavia che i giorni siano circa della stessa durata media.
C'è un modo per verificare se i giorni sono della stessa durata, sia da un giorno all'altro, o almeno in media? Un modo è quello di fare un confronto con un altro fenomeno periodico.
Vediamo come tale confronto può essere fatto con una clessidra.
Con una clessidra, siamo in grado di "creare" un evento periodico se abbiamo qualcuno sveglio giorno e notte per capovolgerla ogni volta che l'ultimo granello di sabbia si esaurisce.

Quindi potremmo contare quante volte sia stata capovolta la clessidra da una mattina all'altra. Avremmo così trovato, che il numero di "ore" (cioè, di volte che dobbiamo capovolgere la clessidra) non era lo stesso ogni "giorno". Dobbiamo diffidare del Sole, della clessidra o di entrambi. Dopo qualche ragionamento, potremmo decidere di contare le "ore" da mezzogiorno a mezzogiorno. (Mezzogiorno è qui definito non come le 12:00, ma come l'istante in cui il Sole è al suo punto più alto). Questa volta, il numero di "ore" ogni giorno sarebbe lo stesso.

Ora siamo confidenti che sia la "ora" che il "giorno" hanno una periodicità regolare, vale a dire, segnano uguali intervalli di tempo successivi, anche se non abbiamo dimostrato che uno dei due è "realmente" periodico. Qualcuno potrebbe chiedersi se ci sia un essere onnipotente che rallenta il flusso di sabbia ogni sera, per poi accelerarlo durante il giorno. Il nostro esperimento, naturalmente, non dà una risposta a questo tipo di domanda. Tutto quello che possiamo dire è che troviamo che un certo tipo di regolarità combacia con una regolarità di un altro genere. Possiamo solo dire che noi basiamo la nostra definizione di tempo sulla ripetizione di un evento apparentemente periodica.>>
                                                          da La Fisica di Feynman, vol. I-1, cap. 5-2, 1994, p. 5-2


Con la frase: “Il tempo è ciò che accade quando non accade nient'altro”, Feynman fa quasi sicuramente riferimento alla Teoria della Relatività.



 

Agostino d’Ippona in merito al Tempo commentava: “Se non ci penso so cos'è, se qualcuno me lo chiede non lo so più”.

Va bene. Non sappiamo bene cosa sia il Tempo, ma, e questo è sorprendente, sappiamo come misurarlo in modo eccezionalmente preciso.
Hans Reichenbach affronta così le tematiche riguardanti l’argomento.
Tempo e Spazio possono essere considerati come schemi di ordinamento, ma il primo è più semplice perché ha una sola dimensione.
Inoltre il Tempo, considerato da solo, non presenta problemi analoghi alla geometria non-euclidea. In una dimensione è impossibile distinguere tra rettilineo e curvo.
Una linea curva può avere una curvatura esterna, ma mai una interna, in quanto può sempre venire “raddrizzata” senza una deformazione dei suoi elementi più piccoli.
Abbiamo due tipi fondamentali di misura del tempo: il primo consiste nel contare processi periodici, mentre il secondo nel misurare distanze spaziali.

Gli strumenti per la misura del tempo sono dotati di due meccanismi:

-       il primo che effettua un moto periodico;
-       l’altro che conta il numero dei periodi eseguiti dal primo.

L’orologio più importante per la misura del tempo è costituito dalla Terra (o se si vuole dal Sole, dalla Luna e dalle stelle). Come tutti gli orologi, richiede qualche correzione. Il disturbo principale deriva dagli effetti gravitazionali di Luna e Sole; questi agiscono come “freni”, con il risultato finale di una situazione come quella della Luna, per la quale il periodo di rotazione è uguale a quello della rivoluzione orbitale (in altre parole, dalla Terra, vediamo sempre la stessa faccia della Luna).

Che cosa costituisca una rotazione completa della Terra, è definibile solo in relazione a qualche punto di riferimento; di qui la differenza fra giorno stellare e giorno solare. Quest’ultimo è 4 minuti più lungo.
Se la Terra fosse sola nell’Universo, sarebbe inutile come orologio.

Oltre alla clessidra, altri orologi sono, ad esempio, il pendolo, l’orologio a bilanciere, quello al quarzo ed infine quello atomico.
Clessidra e pendolo necessitano dell’attrazione gravitazionale (o di qualcosa di simile, come un sistema in rotazione). Inoltre un orologio a pendolo varia il periodo delle sue oscillazioni al variare della latitudine.

Per gli altri orologi riportati sopra la gravitazione non ha alcun effetto e funzionano anche nello spazio interstellare. Le forze elastiche, e quindi gli orologi a bilanciere, presentano leggere fluttuazioni, ossia il sistema non è rigorosamente periodico. Questo li rende meno precisi degli orologi a pendolo.

Gli orologi atomici a maser utilizzano una cavità risonante contenente un gas ionizzato. Solitamente è usato il Cesio perché questo è alla base della definizione del secondo come 9.192.631.770 cicli della radiazione corrispondente alla transizione tra due specifici livelli energetici dello stato fondamentale dell'atomo di questo elemento.
Per contare il numero di periodi si possono usare lancette che al compimento di ogni giro indicano il passare dei minuti, delle ore o delle mezze giornate.

Questo scenario si complica ulteriormente se passiamo alla Teoria della Relatività, non solo per tutti gli effetti dovuti a sistemi di riferimento in moto reciproco, o al rallentamento degli orologi in presenza di campi gravitazionali, ma più semplicemente per il fatto che (come visto in un precedente post 143. Curvatura e Gravitazione) la punta della lancetta dei minuti di un orologio da polso, in 4 dimensioni, non descrive una semplice circonferenza, ma una spirale molto allungata; il passo di questa spirale è 300.000 x 60 x 60 = 1.080.000.000 km.
Per cui quello che sembra una ciclica monotona sequenza della rotazione delle lancette, è invece qualcosa di molto più “complesso” (in tutti i sensi).
Alla domanda su dove vada il tempo che passa, credo comunque che nessuno sia ancora in grado di fornire una risposta.

       Deborah:    Hai aspettato molto?
       Noodles:     Tutta la vita.
            C’era una volta in America


Note ed approfondimenti

C’era una volta in America (1984), regia di Sergio Leone, è il terzo capitolo della cosiddetta trilogia del tempo, preceduto da C'era una volta il West(1968) e Giù la testa (1971). A mio parere è un film che prima o poi si deve vedere, magari più volte, perché ogni volta si scopre qualche cosa di nuovo.
Tratta delle vicissitudini del criminale David "Noodles" Aaronson e dei suoi amici nell'ambiente della malavita organizzata di New York. Le tre fasi della vita del protagonista, adolescenza nel 1920, età adulta negli anni ‘30 e vecchiaia nel 1968, si alternano per una decina di volte. Oltre Noodles (interpretato da Robert De Niro) i personaggi citati sono: "Fat" Moe Gelly che Noodles ritrova dopo 35 anni e alla domanda di Moe: “cos'hai fatto in tutti questi anni”? Noodles risponde: “Sono andato a letto presto”, citando il famosissimo incipit di Alla Ricerca del Tempo Perduto di Marcel Proust: “Per molto tempo sono andato a letto presto”.
L’altra citazione riguarda una conversazione tra Noodles e Deborah (sorella di Moe), che per tutto il film hanno una mai finalizzata reciproca attrazione.
 

Ultimamente sono stati dedicati diversi libri a Kurt Gödel, uno che consiglio è:



 

I Principia Mathematica sono un'opera sui fondamenti logici della matematica scritta a quattro mani da Alfred North Whiteheade Bertrand Russell. Rappresentano un importante tentativo di sistematizzazione delle basi della matematica partendo da un insieme definito di assiomi e di regole logiche.
 

Hans Reichenbachè stato un filosofo della scienza tedesco, che ha dato importanti contributi all’interpretazione filosofica della teoria della relatività, della meccanica quantistica e della termodinamica. Nel post vengono riportate alcune considerazioni prese da:

 

 

Altri due libri consultati, che non necessitano di ulteriori spiegazioni, sono:

Richard Feynman, La fisica di Feynman, Zanichelli

Douglas Hofstadter, Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante, Adelphi

 

Riporto infine un chiarimento tratto da Wikipedia sulla Curvatura intrinseca ed estrinseca.

Si distinguono due tipi essenziali di curvatura:

  • curvatura estrinseca: è la curvatura posseduta dall'oggetto in relazione ad uno spazio piatto di dimensione superiore in cui è immerso e determinabile solo confrontando elementi dell'oggetto in relazione ad elementi dello spazio contenitore;
  • curvatura intrinseca: è la curvatura determinabile utilizzando solo operazioni eseguite su elementi dell'oggetto medesimo.
Un esempio di curvatura estrinsecaè quella di una superficie cilindrica nello spazio tridimensionale: le linee tracciate sul cilindro sono curve se confrontate con le rette dello spazio in cui il cilindro è immerso. La geometria intrinseca del cilindro è invece piatta, in quanto su di essa valgono tutti gli assiomi del piano euclideo.

Una sfera ha invece una curvatura intrinseca, determinabile rimanendo all'interno della superficie stessa: sulla Terra, un percorso che parte dal polo nord scendendo lungo un meridiano, ruota ad angolo retto lungo un parallelo e nuovamente ad angolo retto lungo un altro meridiano, ritorna al punto di partenza. Un percorso analogo eseguito su un piano non ripassa mai per lo stesso punto.



http://zibalsc.blogspot.fr/2011/01/17-lipotesi-del-continuo.html
http://zibalsc.blogspot.it/2014/03/143-curvatura-e-gravitazione.html
http://zibalsc.blogspot.it/2014/11/166-la-formula-piu-bella.html
http://zibalsc.blogspot.it/2015/07/191-la-curvatura-degli-ombrelloni.html
 

 

198. Acqua, Luce e Gas

$
0
0
Questo è uno di quei classici problemi presente in molti libri divulgativi.

Ci sono 3 case e 3 aziende che forniscono servizi: Acqua, Luce e Gas.
Ovviamente ogni casa deve ricevere i 3 servizi. Nel mondo reale (avendo a disposizione 3 dimensioni) il problema sarebbe facilmente risolvibile, ma nel mondo matematico possiamo imporre le condizioni che vogliamo, ad esempio:
 
1)    non si può uscire dal piano;
2)    non si può passare dove sono presenti altri servizi o aziende e case.
 
Se volete pensarci su, dovete fermarvi qui.


Cominciamo con Sam Loyd (1841–1911) che è stato uno scacchista e creatore di enigmi matematici statunitense.

E’ famoso per aver reso popolare, nel 1880, il gioco del 15:

 

 
Offrì anche un premio di 1000 dollari a chiunque fosse riuscito a risolvere il gioco con le tessere 14 e 15 scambiate tra loro:


Sapendo però che la soluzione non esiste.


La soluzione che propose per il problema di collegare i servizi è la seguente:



 
Ma anche in questo caso si trattava di uno scherzo:

 
Infatti, per le condizioni poste, la soluzione non esiste, a meno che non si faccia qualche eccezione o non ci si limiti al normale piano euclideo.
 
Il primo caso consiste nel trasgredire la seconda condizione e permettere ad uno dei servizi di passare sotto una casa:
 
 

Il secondoè più interessante. Consiste nell’ incollareinsieme i lati opposti di un quadrato. In questo modo si ottiene una superficie a forma di ciambella che in geometria si chiama Toro o Toroide.

 

 
Sul Toro non valgono molti teoremi della geometria piana. Ad esempio, non vale il teorema dei quattro colori. Per il Toro sono necessari 7 colori diversi affinché due regioni confinanti non abbiano lo stesso colore.
È stata dimostrata una generalizzazione del teorema dei 4 colorida cui consegue che 7 colori sono sufficienti per colorare qualsiasi suddivisione del Toro.
 


Eseguendo 2 tagli (A e B) su un Toro si ottiene un quadrato di lati A e B.

 

 

Su una superficie di questo tipo, se ci si muove verso destra uscendo dal lato A, si rientra dal lato opposto ed equivalentemente se si esce dall’alto (B) si rientra dal basso e viceversa.
 

Anche per la superficie di una Sfera avviene una cosa analoga, ma al contrario di questa, nel caso del Toro il percorso orizzontale NON interseca quello verticale, per cui si può trovare una soluzione al problema “Acqua, Luce e Gas”:
 

 

 

 
http://puzzles.nigelcoldwell.co.uk/twentysix.htm
http://www.wdigitals.com/2015/06/the-water-gas-and-electricity.html

 


Formula di Eulero e teoria dei Grafi

 
Per verificare quanto detto, possiamo fare ricorso alla teoria dei grafi e alla formula di Eulero (che è stata vista in uno dei primi post: 2. Formula di Eulero per i Poliedri):

V + F  =  S + 2

In questo caso i Vertici rappresentano case e servizi, mentre gli Spigoli indicano tubi e cavi. Quindi abbiamo:  V= 6  e  S = 9.
Ogni Faccia ha almeno 4 lati (Spigoli), perché non ci sono collegamenti diretti tra case o tra servizi.
Applicando queste condizioni si ha:

F =  S + 2 – V =  9 + 2 – 6  =  5

Se ora moltiplichiamo il risultato per 4 Spigoli e dividiamo per 2 (in quanto ogni lato appartiene a 2 Facce), otteniamo che il numero totale di Spigoli dovrebbe essere:

S =  5x 4 / 2  =  10

 

mentre ce ne sono soltanto 9.  Si arriva quindi ad una contraddizione.



Riporto anche l'esempio di 3 case e 2 servizi; come si può vedere qui esiste una soluzione e non ci sono contraddizioni:

 


 

199. Acustica

$
0
0
Può sembrare strano, ma, in quasi 200 post, si è parlato raramente di acustica. Una volta con le Scale Musicali e precedentemente un breve accenno aiColori dei Rumori.
Poi capita di comprare un bel libro e vengono in mente molti spunti.
Si tratta di: Trevor Cox, Pianeta acustico, ed. Dedalo (prefazione di Andrea Frova).

 
Voglio solo accennare qualche argomento del libro.
 
Il primo è che se portassero un organo da chiesa su Marte per suonare la Toccata e fuga in re minore di Bach, gli astronauti scoprirebbero che le note emesse dallo strumento avrebbero una frequenza inferiore a quella prevista: l’atmosfera marziana trasporrebbe la musica su una tonalità di sol diesis minore. La frequenza della nota emessa dalla canna di un organo dipende dal tempo impiegato dal suono a percorrere il tubo nei due sensi.
A causa della bassa gravità del pianeta (3,69 m/s²), Marte possiede un’atmosfera fredda e rarefatta, composta di anidride carbonica (95%), azoto(2,6%) e argon (1,6%):
il suono vi si propaga con una velocità pari a due terzi di quella terrestre e questo porta ad una diminuzione della frequenza.
 
Il secondo riguarda il rumore del Mascheretto (Tidal bore), un fronte d'onda che risale l'estuario di un fiume o l'imboccatura di una baia spinta dalla marea.
Il suono del Mascheretto e’ un fenomeno raro da sentire. Gli indigeni Tupi chiamano pororoca(rumore possente) il Mascheretto del Rio Araguari in Brasile. A Gloucester, in Inghilterra, c’e’ quello del Severn. Il risultato acustico e’ una miscela del rumore dei marosi su una spiaggia con il suono dell’acqua che defluisce in un canale di scolo. Nella classifica per altezza, il Mascheretto del Severn è quinto.
Hubert Chanson (un professore di ingegneria idraulica dell’Università del Queensland) ha analizzato l’acustica del Mascheretto di Mont Saint-Michel. Il rombo è dovuto alle bolle che si formano nel fronte dell’onda principale, mentre le frequenze più elevate provengono dalle onde che si infrangono sulle rocce. Le frequenze dominanti sono quelle comprese tra 74 e 131 hertz, che corrispondono alla prima ottava del pianoforte.
 
 
Ma ciò che ha ispirato maggiormente questo post è un effetto acustico che si verifica sotto alcuni portici, per esempio a Milano in piazza Mercanti, dove la voce viaggia da un angolo all'altro seguendo gli archi a volta.
 
 
 
 
 
 
 
Se ci si mette con la faccia rivolta verso un angolo, è sorprendente come si possa sentire in modo chiaro e distinto chi bisbiglia nell’angolo opposto, anche se altre persone al centro del portico parlano contemporaneamente.
 
 
 
Tornando a Trevor Cox, un intero capitolo del libro è dedicato agli “archi dei sussurri”. Quello indicato come preferito si trova in Irlanda nell’antico sito monastico di Clonmacnoise. Un portale gotico del XV secolo si apre sui ruderi della cattedrale, ormai priva di tetto.
 
 
 
 
La tradizione vuole che un tempo il portale avesse una funzione decisamente insolita: si racconta che i lebbrosi andassero a un lato del portale per bisbigliare i propri peccati nella scanalatura dell’architrave. Il prete si metteva all’altra estremità dell’arcata, abbastanza lontano da evitare l’infezione, e ascoltava la confessione trasmessa dall’architrave.
 
 
Viewing all 192 articles
Browse latest View live